BrembOrobie Trail BIKE (itinerario di 4 giorni)

1° Giorno - San Giovanni Bianco (m. 400) – Rifugio Grassi (m. 1987)

Percorso:
San Giovanni Bianco (m. 400) - Vedeseta (m. 805) - Culmine di San Pietro (m. 1254) – Piani di Artavaggio - Casera Campelli (m. 1782) - Sentiero degli Stradini - Rifugio Lecco (m. 1779) - Piani di Bobbio Passo del Gandazzo (m. 1651) - Rifugio Grassi (m.1987)
Cartografia:
Kompass 1:50.000 n°105 Lecco – Valle Brembana
Lunghezza:
Km 40.00 ca.
Dislivello:
2200 m. ca.
Durata:
7,00 h
Difficoltà:
OC / OC
Periodo:
Giugno - Ottobre
Terreno:
Asfalto (20 km) Sterrato (10 km) Sentiero (10 km)
Ciclabilità:
90%
Note:
Tratto esposto con corde fisse (tratto denominato Sentiero degli Stradini)

Risalite la Statale della Valle Brembana fino a San Giovanni Bianco (m. 400) arrivati nel centro abitato prendete il primo viale a sinistra che sale verso la ex stazione ferroviaria e al piazzale del mercato ove potrete parcheggiare la vostra auto senza problemi. Una volta in sella ripercorrete il viale in senso contrario e riprendete per un breve tratto la statale fino al bivio per la Val Taleggio. A questo punto risalite la Val Taleggio che nel primo tratto si presenta non molto ripida con bellissime pozze nel torrente sottostante e pareti ripidissime con gole molto strette ( Orridi della Val Taleggio). Dopo circa 30 minuti e 7 km. vi troverete nell’ abitato di Sottochiesa (m.758) dove è possibile fare provviste se necessario.

Oltrepassato il paese si sale sempre su strada asfaltata per circa 10 km e 1,00 h sino alla Culmine di San Pietro (m. 1260), transitando per Olda (m. 766), Vedeseta (m. 820) e Avolasio (m. 1050). La strada (asfaltata) in genere non è molto frequentata e permette di salire tranquilli con vista sul Resegone (m. 1875) non insolito incontrare caprioli ed altri animali che vista la silenziosità del vostro incedere non si saranno accorti del vostro arrivo o semplicemente hanno capito di non avere nulla da temere da affaticati biker. Giunti alla Culmine di San Pietro (m. 1260), il passo che mette in comunicazione la Val Taleggio con la Valsassina ridiscendere per circa un km. verso la Valsassina fino che alla vostra destra vedrete una strada sterrata con sbarra, da qui inizia la salita. La strada parte con pendenze sempre pedalabili nel fitto della vegetazione e con qualche tornante prende quota sino al diradare del bosco dal quale in lontananza si vede la piramide del Rif. Nicola. Nella parte alta del tragitto potrete trovare un paio di fontane o sorgenti sempre attive anche nei mesi estivi dove fare riserva d’acqua. Arrivati ai Piani di Artavaggio la salita si fa meno impegnativa e per un po’ potrete rilassarvi in attesa dello strappo che sale al Rif. Aurora (m. 1800) ( che non dovete raggiungere).

Al bivio nei pressi del rifugio Aurora prendere a sinistra e abbandonare la strada che porta ai Rif. Cazzaniga e Rif. Nicola, vi troverete in breve a lottare con la forza di gravità e con il fondo ghiaioso che nei tratti più ripidi non vi consente una facile presa sino a giungere al pianoro dove sorge la Casera Campelli (m. 1782) L’itinerario se percorso a inizio giugno (vivamente consigliato) vi riserverà coloratissime fioriture di svariate specie di fiori, non insolito l’incontro con le marmotte. Dalla Casera Campelli (m. 1782) la strada sterrata diventa un sentiero che sale in diagonale sino a giungere all’inizio del Sentiero degli Stradini. Questo tratto di sentiero va affrontato da coloro che abbiano ottime nozioni di escursionismo in montagna, prima ancora che da biker super allenati che non sono mai andati per sentieri. Il tutto per evitare di indurre persone non preparate, su itinerari che potrebbero risultare troppo impegnativi se non addirittura pericolosi per la presenza di tratti attrezzati con corde fisse. Il tratto in questione vi terrà impegnati per poco più di 30 min. prima di poter risalire in sella e arrivare tramite una lunga diagonale alla Bocchetta di Pesciola (m. 1784) e da qui in breve al Rif. Lecco ottimo punto per una sosta.

La cosa più difficile soprattutto se vi siete abbandonati alla buona tavola è quella di risalire in sella , ma non fate l’errore di rilassarvi troppo perché la strada per il Rifugio Grassi è ancora impegnativa. Ripartiti dal Rifugio Lecco scendete su carrareccia verso i Piani di Bobbio su quelle che in inverno sono piste da sci e oltrepassata una chiesetta la strada gira verso dx ( passando sotto la seggiovia)e in piano giunge in prossimità dell’inizio del sentiero con segnavia n°101. (indicazioni per Passo Gandazzo, Passo del Toro, Rifugio Grassi).

Da qui su sentiero nel bosco abbastanza facile si giunge al Passo del Gandazzo (m. 1651) da dove inizia un lungo tratto bike in spalla che soprattutto nelle giornate più calde risulta abbastanza impegnativo. Raggiunto il Passo del Toro si riesce poi su sentiero a pedalare per buoni tratti fino a giungere in vista del Rif. Grassi dalle caratteristiche ante bianche e azzurre alle finestre che si raggiunge non senza qualche tratto impegnativo. Il Rifugio Grassi rimane un ottimo punto tappa per il primo pernottamento di questo BrembOrobie Trail Bike Attenzione però che per alcune vicissitudini sconosciute a chi scrive il Rifugio Grassi nell’estate 2006 è rimasto chiuso, quindi per la stagione 2007 accertarsi del regolare funzionamento del rifugio stesso prima di intraprendere questo itinerario. Non mancheremo comunque di segnalare la riapertura il prima possibile su questo sito. In alternativa scendere a Valtorta per il pernottamento ove è possibile trovare sistemazione in albergo.



2° Giorno - Rifugio Grassi (m. 1987) – Piazzatorre ( Piazzo m.1102)

Percorso:
Rifugio Grassi (m. 1987) - Valtorta (m. 1050) - Colle Santa Maria Maddalena (m. 1231) - Piani dell’Avaro ( m. 1704) - Tratto sentiero 101 - Lago di Valmora (m. 1546) - Losco (m. 1001) - Averara (m. 720) – Olmo al Brembo (m. 556) - Piazzatorre loc. Piazzo (m.1102).
Cartografia:
Kompass 1:50.000 n°105 Lecco – Valle Brembana
Lunghezza:
Km 53 ca.
Dislivello:
2000 m. ca.
Durata:
8,00 h
Difficoltà:
OC/OC
Periodo:
Maggio/ Ottobre
Terreno:
Asfalto (16km.) Sterrato (12 km.) Sentiero (km. 25)
Ciclabilità:
90%
Note:

Sveglia all’alba e dopo un’abbondante colazione sarete pronti per abbandonare il Rif. Grassi (m. 1987) ed affrontare una discesa impegnativa ma divertentissima. Uscendo dal rifugio prendere a sinistra e seguire il segnavia n° 104; la discesa scorre veloce, a volte anche troppo, su bellissimi single-track in mezzo ai pascoli, con vista sulle pendici del Pizzo dei Tre Signori (m. 2553). Dopo aver incrociato una casera e un paio di baite, il sentiero si inoltra nel bosco, attenzione che non è sempre facile da individuare, visto che non è frequentatissimo neppure dagli escursionisti.

La discesa sembra non finire mai; giunti all’attraversamento di un torrente, tenere a sin. e percorso tutto il tratto nel bosco, il sentiero sbuca infine nei pressi della frazione Costa sulla strada agro-silvo-pastorale, che dovrete prendere in salita (a sinistra). Quindi senza scendere a Valtorta, iniziare la risalita su alcuni tratti cementati, decisamente ripidi, in direzione del Colle della Maddalena; in breve il fondo diventerà sterrato. Una volta preso quota, il panorama si allarga con un’ampia vista su Corna Grande (m. 2087), Zuccone Campelli (m. 2159), ed alta Val Stabina. Raggiunta la quota massima, la strada sterrata alterna tratti di piano a discese, fino ad attraversare la Val d’Inferno (guado) e continuando in quota con ampio panorama su pascoli costellati di baite e boschi, che non sentivano la mancanza di un tracciato così invadente. Dopo aver perso quota e attraversato la Val Salmurano, lo sterrato con tratto ripido, vi porta a raggiungere la strada asfaltata.

Scendendo un centinaio di metri, anche se la vostra retta via rimane quella in salita, potrete concedervi una sosta in piccolo bar ristoro (fontana all’esterno) al Colle Santa Maria Maddalena ( m. 1231) di Cusio. Da qui inizia la risalita verso i Piani dell’Avaro (m. 1704) su asfalto per circa 5 km. e di circa 500 m. di dislivello; la strada è in genere poco frequentata e scorre all’ombra di bellissime pinete. Giunti ai Piani dell’Avaro, al termine dell’asfalto, la strada sterrata inizia a salire verso l’albergo Monte Avaro che raggiungerete per poi ridiscendere ad una pozza d’acqua situata sul lato opposto. Risalite lungo lo sterrato sino ad un abbeveratoio e poi scollinate scendendo sul lato opposto sino ad una casera. Passate davanti alla casera e piegate verso dx, il primo tratto è pedalabile ma poi la strada si impenna con decisione, fino a costringervi a spingere la vostra bike. Dopo un breve tratto a spinta, giungerete nei pressi di una piccola baita, proprio di fronte alla stessa una traccia sale nel prato e con un ultimo tratto a spinta vi troverete su un colletto erboso. A sin. del colletto parte un sentiero che taglia a mezza costa il versante, giungendo ad un’altra piccola baita che dovrete lasciarvi a dx senza raggiungerla, seguendo la traccia che piega verso sin.

Il sentiero entra in un piccolo anfiteatro salendo decisamente e costringendovi a spingere la bike per qualche minuto, sino a giungere ad un colletto dove incrocerete il sentiero 101. Da qui inizia una lunga e bellissima diagonale in discesa, con vista sul Passo San Marco e Rifugio Cà San Marco. Un tratto, dapprima in salita e poi in discesa, vi costringerà di nuovo a scendere dalla bike. Prima di giungere sul fondo della valletta e quindi ad un guado, è visibile di fronte a voi un sentiero scavato nella terra recentemente, che in piano giunge ad una casera; questo è il sentiero da seguire, si imbocca 200 m. dopo il guado piegando decisamente a dx, ed abbandonando il 101 che porta al rif. Cà San Marco. Fin da questo momento è visibile sul fondo della valle, il lago di Valmora, che raggiungerete passando dalla casera sulla strada sterrata di servizio alla diga. Dopo le foto di rito nei pressi del lago, imboccate il sentiero che scende a fianco del muro della diga, continua su un ponticello in ferro che attraversa un canale scolmatore e, dopo una serie di gradoni, si infila nel cunicolo che attraversa la valletta.

Usciti dal cunicolo ed oltrepassata la casa dei guardiani, al termine del piccolo allargamento erboso, parte il sentiero di discesa. Ci sono diversi modi di affrontare una discesa, ma in questo caso li riassumerei in due soltanto: in sella o scendendo dalla bike! La discesa che vi attende è molto tecnica: nella prima parte snoda tornanti stretti su fondo tipo mulattiera e nella seconda un sentiero nel bosco con abbondante presenza di pietre smosse. Va fatta un’attenta riflessione e visto che non vi sono medaglie alla fine, ognuno si regoli in base alle proprie capacità tecniche. Una frana caduta sul sentiero, vi obbligherà a un breve tratto con bike in spalla.

Il termine del vostro divertimento-calvario in discesa, sarà annunciato dalla vista di un ampio sentiero in piano, nei pressi di un ponticello. Raggiunta ed oltrepassata la minuscola frazione di Losco, si riprende la strada asfaltata nei pressi di Caprile Inferiore e in discesa si giunge ad Averara. Da Averara scendere sino a Olmo al Brembo e giunti in centro prendere a sin, risalendo la valle in direzione Mezzoldo. Dopo un paio di km. di leggera salita ad un bivio (dx) seguire le indicazioni per Piazzatorre vi aspetta l’ultima vera salita della giornata, con una serie di tornanti che in breve vi porteranno nel centro abitato ove è possibile trovare sistemazione per il pernottamento.




3° Giorno - Piazzatorre loc. Piazzo (m. 1102) – Rifugio Longo (m. 2028)

Percorso:
Piazzatorre loc. Piazzo (m. 1102) – Rifugio Gremei (m. 1550) – Forcolino di Torcola (m. 1856) – Valleve (m. 1141) - Foppolo (m. 1530) - Passo della Croce (m. 1953) Val di Carisole - Carona (m. 1116) – Rifugio Longo (m. 2026)
Cartografia:
Kompass 1:50.000 n°105 Lecco – Valle Brembana
Kompass 1:50.000 n° 104 Foppolo- Valle Seriana
Lunghezza:
Km 44 ca.
Dislivello:
2600 m. ca.
Durata:
9,00 h
Difficoltà:
OC/OC
Periodo:
Giugno/Ottobre
Terreno:
Asfalto (km. 8) Sterrato (km.16) (Sentiero km. 20)
Ciclabilità:
95%
Note:
Tappa estremamente impegnativa

La partenza del terzo giorno avviene dalla ripida strada asfaltata che dal centro di Piazzatorre vi porterà alla località Piazzo (m. 1112), nei pressi del palazzetto del ghiaccio. Dal piazzale del palazzetto, parte la strada agro-silvo-pastorale (fontana nei pressi), i cui primi tornanti sono impossibili da affrontare in sella a causa del fondo smosso e della forte pendenza; divenendo poi più abbordabile, vi porta attraverso una bellissima pineta fino al Rifugio Gremei (m. 1550), situato all’arrivo del primo tratto di seggiovia. Volendo e compatibilmente con le intricate vicende legali che assillano la società degli impianti, nei fine settimana estivi e per tutto il mese di agosto è possibile usufruire del primo tronco di seggiovia (partenza nei pressi del palazzetto del ghiaccio e arrivo rifugio Gremei), diminuendo così il dislivello di circa m. 450; è d’obbligo una telefonata per informarsi del regolare funzionamento. Dopo un caffè al Rifugio Gremei (m. 1550) se aperto, si riprende a salire seguendo il tracciato della pista da sci denominata “panoramica”, da percorrere per intero fino all’arrivo della seggiovia (m. 1780). Se siete anche sciatori, percorrendola con gli sci in inverno l’avrete ritenuta “piatta”, ma percorrerla in bike ed in senso inverso, vi restituirà un’idea opposta alla precedente; giunti all’arrivo della seggiovia Gremei 2, in lontananza vedrete già il Forcolino di Torcola.

Potrete decidere di seguire indifferentemente lo spartiacque od il sentiero che scorre leggermente più in basso con qualche tratto a spinta, ricongiungendovi comunque ad un abbeveratoio per le mucche. Dall’abbeveratoio il sentiero quasi in piano, oltrepassa un capanno fino a giungere ad una baita; da qui segnavia n° 119 e deviazione verso dx, seguendo segnavia bianco-rossi con bike a spinta fino al Forcolino, per circa 20 min. Ancora più interessante potrebbe risultare un sentiero, di non facile individuazione, che dall’abbeve-ratoio si tiene più in quota congiungendosi poi al precedente. Giunti al colletto, potete rilassarvi un attimo e concentrarvi su una delle discese più belle della valle Brembana; non capita spesso di potersi fare 800 m. di dislivello tutti su sentiero e mulattiera! Da qui il tragitto è obbligato, dapprima su sentiero nei pascoli e poi nel bosco. Nei pressi di una baita lunga sulla vostra sinistra, attenzione a non farvi fuorviare da altre tracce e proseguire proprio di fronte a voi (segnavia bianco-rosso su un palo); la vegetazione bassa e fitta nasconde talvolta il sentiero, che punta decisamente verso il basso. Entrando nel bosco il sentiero si fa più tecnico ed impegnativo, anche a causa di parecchi sassi smossi, fino a giungere alla baita Le Rai (m. 1530) recentemente ristrutturata, che potrebbe rivelarsi ottimo posto di riparo in caso di maltempo (fontana nei pressi). Continuando su fondo molto accidentato, si giunge infine su una strada sterrata che va imboccata verso sin, sino a giungere sulla strada asfaltata e quindi nell’abitato di Valleve. Da Valleve (m. 1141), la strada asfaltata sale con pendenze mai eccessive sino a Foppolo (m. 1525), che si raggiunge nei pressi del nucleo storico; tenersi a sinistra e salire sino al piazzale degli alberghi.

Dal piazzale salire ancora su strada asfaltata, sino a raggiungere l’albergo K2, a fianco del quale parte una strada sterrata che passando nei pressi delle ex biglietterie sale verso la pista da sci IV baita. Raggiunto l’arrivo della seggiovia la strada piega a dx, ed in piano entra in una stretta valletta, dove alcuni ripidi tratti dal fondo sconnesso vi costringeranno a spingere la bike, sino a giungere in breve al Passo della Croce (m. 1953). Da qui inizia la discesa che entra in Val Carisole, e giunge al Rifugio Giretta (chiuso), proseguendo verso il fondo valle con una breve risalita giunge nei pressi della seggiovia (m. 1754), che sale da Carona. Sul lato sin. della seggiovia, parte un sentiero in discesa direzione Carona, che in realtà è una gippabile molto sconnessa con fondo pietroso. Al termine della discesa si giunge sulla strada asfaltata nei pressi di un tornante da cui parte la salita verso i rifugi, più esattamente verso il Rifugio Longo (m. 2026), meta della giornata. Intrapresa la salita (asfaltata sino a Pagliari) incontrerete per primo l’abitato di Pagliari (m. 1313), grazioso borgo ben conservato con i suoi tetti in ardesia, e successivamente la cascata che scende dalla Val Sambuzza (m. 1420), che esige una sosta di rito con spruzzata d’acqua, più o meno gradita secondo la stagione.

In questo tratto la pendenza è sempre molto sostenuta e vi accompagnerà fino sotto il Lago del Prato (m. 1650). Al bivio, nei pressi del lago, prenderete a sinistra per il Rifugio Longo (m. 2028). Da qui si sale con pendenza costante affrontando qualche tornante, poi la strada diventa una lunga diagonale alle pendici del Monte Masoni, intervallata da numerose cascatelle. Sconsigliato attardarsi in questo tratto nelle giornate di calura estiva, in breve si giunge al rifugio Longo (m. 2028), con alle spalle la parete del Monte Aga (m. 2720). Dopo esservi ripresi e rinfrescati dalla tappa più dura del tour, vale la pena abbandonarsi all’ottima qualità della cucina del Rifugio Longo, indiscutibilmente fino ad oggi, la migliore di tutti i rifugi delle Orobie.




4° Giorno - Rifugio Longo (m. 2028) – San Giovanni Bianco (m. 400)

Percorso:
Rifugio Longo (m. 2028) – Lago del Diavolo (m. 2142) - Selletta (m. 2372) – Rifugio Calvi (m. 2025) Lago di Sardegnana ( m. 1738) - Rifugio Laghi Gemelli (m. 1961) - Baite di Mezzeno (m. 1591) - San Giovanni Bianco (m. 400)
Cartografia:
Kompass 1:50.000 n°105 Lecco – Valle Brembana
Kompass 1:50.000 n° 104 Foppolo- Valle Seriana
Lunghezza:
Km 47.00 ca.
Dislivello:
800 m. ca.
Durata:
8.00 h
Difficoltà:
OC/OC
Periodo:
Giugno/Ottobre
Terreno:
sentieri/mulattiere ( Km 34) - pista ciclabile/asfalto (km. 13)
Ciclabilità:
80%
Note:
-

Dopo la notte al Rifugio Longo si riprende la strada che sale verso il Lago del Diavolo (m. 2142), primo tratto non pedalabile, poi va meglio e in 15 min. si giunge al lago, ai piedi della spettacolare parete del Monte Aga (m. 2720). Attraversato il muro della diga, inizia il calvario bici in spalla; la vista sul Lago del Diavolo e sul monte Aga (m. 2720), vi aiuterà a superare la fatica che, in circa un’ora, vi depositerà su un minuscolo passo chiamato Selletta (m. 2372), da cui lo sguardo spazia sull’intera conca ben visibile del Rifugio Calvi. La discesa che scende verso il rifugio Calvi (m. 2025), nel primo tratto con bici a spinta, è abbastanza tecnica e richiede parecchia attenzione per non perdere la direzione; la bellissima piramide del Pizzo del Diavolo (m. 2916), fa compagnia in questo tratto. Giunti sul fondo della valle, dove sorge il fiume Brembo, prendendo la direzione del rif. Calvi, si fanno i conti con un paio di strappetti da bici a spinta, per poi giungere pedalando al Rifugio Calvi (m. 2025). Breve pausa ristoro presso il Rifugio Calvi, poi costeggiando il bacino artificiale del Fregabolgia, si raggiunge la diga e si scende, con tratto ripido, sulla sterrata che sale da Carona. Dopo circa un km. è necessario prestare molta attenzione, alle indicazioni a sin. per il Rifugio Laghi Gemelli; primo tratto in discesa su sentiero abbastanza impegnativo, fino a giungere a una presa d’acqua artificiale che forma un laghetto limpidissimo. Per circa 3 km., il sentiero prosegue senza dislivelli, ma con una grande quantità di ostacoli di vario genere; da qui ampia visuale, dal Pizzo del Diavolo alla Val Sambuzza.

Un tratto di bike a spinta per circa 15 min., porta nei pressi dello scollinamento verso il Lago di Sardegnana. Discesa su sentiero tecnico ma divertente, giunti al lago percorrere il muro della diga e risalire sull’altro lato. Il tratto che segue, è a tratti su sentiero a strapiombo su Carona, ma comunque sempre ben protetto a valle, da cavi in acciaio. In un susseguirsi di saliscendi, non sempre pedalabili, un paio di brevi gallerie, qualche ponticello artificiale e qualche scalinata, si arriva all’incrocio con il sentiero che sale da Carona. Da qui alcuni minuti di bike a spinta, portano nei pressi del Lago Marcio; proseguendo la pedalata lungo un tratto di lago, si passa a fianco del Lago delle Casere, leggermente in discesa. Un paio di tratti impegnativi di bike in spalla, intercalati da un breve piano, fanno intravedere in lontananza le prime avvisaglie del Rifugio Laghi Gemelli, che da qui si raggiunge in breve.

L’itinerario, lasciato alle spalle il Rif. Laghi Gemelli, scende verso il muro della diga (senza attraversarlo) e poi costeggia a dx, salendo leggermente, i Laghi Gemelli. Fatti gli ultimi tentativi in sella, ci si rassegna a spingere la bike per circa 30 min., sino a giungere al Passo di Mezzeno (m. 2142). Dal Passo di Mezzeno, il sentiero scende con decisione, rendendo impegnativo in alcuni tratti anche il trasporto della bike, sino a raggiungere alcune baite, nei cui pressi si avrà il conforto di qualche pedalata. Il tratto successivo concede ai più tecnici qualche possibilità di pedalata in più, sino a giungere alle Baite di Mezzeno, dove arriva anche la strada che sale da Roncobello.

Dalle Baite di Mezzeno si raggiunge la strada e si scende verso Capovalle; per non rimanere sempre su asfalto, con un po’ di attenzione, si possono ancora ritrovare alcuni tratti della vecchia mulattiera, che taglia vari tornanti. Raggiunto Capovalle, subito dopo la piazzetta della chiesa a dx, si sale per una strada asfaltata con indicazione Caprini; breve rampa e poi a sin., passando davanti a una serie di box. Subito dopo la sbarra, si scende qualche metro sul sentiero sottostante, e da qui senza imboccare alcun bivio, si prosegue su bellissimo sentiero, assolutamente in piano, per circa due km. fino a giungere ad una cappelletta. Quello che offre la discesa, è quanto di meglio si possa desiderare per mettersi alla prova con il proprio mezzo. Di fronte alla cappelletta, con segnavia n° 5, parte un sentiero molto divertente, con parecchi ostacoli naturali come sassi e radici. Si oltrepassa in quota l’abitato di Roncobello per poi fiondarsi in discesa su Baresi. Non ci si fa distogliere dai bivi incrociati, ma si segue sempre la linea di massima pendenza del sentiero. Alcuni tratti di mulattiera a gradoni, se percorsi a velocità sostenuta, metteranno a dura prova le braccia oltre alle sospensioni della bike. Arrivati a Baresi, nei pressi di una fontana, si attraversa senza deviazioni, fino al termine dell’abitato e poi si piega a sin.

Al bivio succ. si tiene la dx e puntando verso la chiesa; la mulattiera, transitando non lontano dalla strada, con un paio di tornanti ripidi, scende verso Bordogna raggiungendo la strada asfaltata nei pressi di via Case. Da qui si risale la strada 20 m., e si prende a dx; dopo breve tratto asfaltato, si imbocca una scalinata che porta in piazzetta di Bordogna. Qui ci si infila in un portale in pietra, che con passaggio stretto e caratteristico, porta nei pressi del cimitero. Si prosegue sulla mulattiera, che scende ad un ponte in ferro, attraversando il torrente su strada sterrata in piano, fino a Cantoni. Oltrepassato Cantoni, prima del ponte si scende a sin. in riva al fiume Brembo e si segue il sentiero fino al punto in cui un attraversamento con tubi cementati, permetterà di guadagnare l’altra sponda; si è nei pressi del Santuario della Madonna della Coltura. Dal Santuario si sale leggermente e giunti nella zona dell’ex ferrovia anziché transitare nel sottopassaggio, si risale a sin. un ripido sentiero, che porta sul sedime ferroviario. Si seguire il sedime, su cui sono in corso lavori per la realizzazione della pista ciclabile, sino al termine cioè nei pressi del ristorante Moral. Si attraversa la strada ed il ponte delle capre, seguendo la pista ciclabile, che passando nei pressi di un agriturismo ed attraversando Camerata Cornello arriva fino a San Giovanni Bianco, meta finale dell’ impegnativo tour.


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